Incontro con Giorgio Melandri
il racconto di Emanuele Evangelisti
Il progetto “comunicazione” strutturato dal nuovo Gruppo Direttivo di Ais Romagna muove i primi passi. L’obiettivo, con il coordinamento di Giovanni Solaroli, è quello di creare una squadra di persone capace di raccogliere e trasmettere informazioni, notizie e curiosità dell’enomondo, dentro e fuori l’Associazione, tale da promuovere le attività di Ais Romagna nel territorio e, perché no, anche un po’ più in là!
La prima fase del programma prevede formazione a 360 gradi, improntata in una serie di incontri con professionisti di spicco del settore. Ospite e relatore della prima giornata è stato Giorgio Melandri, esperto conoscitore del mondo enogastronomico e vitivinicolo, scrittore, critico, e oggi, anche produttore di vino,
solo per citare alcune delle sue attività e competenze.
Con un po’ di impaccio ammetto di conoscerlo solo di fama: la tanta curiosità è presto soddisfatta.
In realtà non si è trattato di una “lezione”, ma di un racconto, anzi “il racconto di una storia”, quella stessa “storia” che deve essere alla base di qualsiasi articolo, commento e notizia giornalistica. Melandri ha infatti condiviso con estrema sobrietà e disponibilità la propria esperienza, a partire da quando, appena ventenne, avvia la collaborazione con la giovane Slow Food e con le principali guide di vini, Gambero Rosso in primis; a seguire l’esperienza come curatore di mostre ed eventi, nonché conoscenze importanti come ad esempio quella di Nerio Raccagni. Il tutto sapientemente intermezzato con aneddoti ed episodi volti a trasmettere ai presenti quelli che, secondo lui, sono i tre cardini su cui reggere un articolo giornalistico: l’atmosfera, il personaggio ed una trama. Una vera e propria “tridimensionalità” della storia, supportata da quel prezioso strumento in nostro possesso, spesso impropriamente utilizzato, il linguaggio della scrittura. All’interno di tutto questo occorre riconoscere “la storia ancora non raccontata”, spesso nata “per caso”, saperla contestualizzare e riportarla in una scrittura asciutta e scorrevole, tutte attenzioni spesso trascurate nell’attuale mondo social, a favore di una apparente e fugace visibilità, senza quel “contenuto”, vero valore aggiunto del “pezzo”.
Al termine dell’incontro mi avvicino a Giorgio Melandri per congratularmi per la “lezione”, ma, riflettendoci un attimo, mi appare un po’ riduttivo: opto per un sincero “grazie”.