Bolgheri, l’Anfiteatro sul mare
di Rachele Bellinazzi
Un teatro naturale quello di Bolgheri, un suolo unico nell’ampelografia italiana sia per composizione geologica sia per caratteristiche climatiche, che uniti a una grandissima variabilità di terreni, creano vini unici ed estremamente rappresentativi del territorio.
Le dimensioni della regione sono contenute: la distanza nord-sud è di circa 13 km, mentre quella est-ovest circa 7 km. L’altitudine dei vigneti è variabile e spazia dai 10 ai 380 m sul livello del mare. Partendo da Est le Colline Metallifere arrivano con le loro propaggini più basse alla costa, sono per lo più ricoperte da boschi, garantendo così il mantenimento di un ecosistema complesso. Ai loro piedi si estende invece la zona più pianeggiante dove crescono la maggior parte delle vigne, mentre il palcoscenico su cui Bolgheri si affaccia è il mare, co lo sguardo verso i profili dell’arcipelago toscano.
A livello geologico Bolgheri ha una doppia origine; marina, dovuta al ritiro del mare, ed alluvionale, legata ai depositi dei corsi d’acqua provenienti dalle colline. I terreni sono di natura sabbioso-argillosa, caratterizzati da uno scheletro con frammenti fossili in superficie, testimoni della presenza del mare sul territorio milioni di anni fa. Questa diversità si estende su aree molto ridotte, infatti sono stati individuati 27 tipi diversi di suoli, difficilmente identificabili per macroaree. Un terreno unico, dove per esprimere al meglio le caratteristiche dei suoli e la complessità e particolarità dei vitigni, non ce ne sono varietà dominanti, ma ne sono state piantate diverse.
Anche il clima svolge un ruolo fondamentale nella produzione vinicola. La sua singolare posizione porta ad avere un microclima caratteristico delimitato dalle colline circostanti. I venti soffiano dal mare e si canalizzano nell’arcipelago toscano, rendendo l’anfiteatro bolgherese più fresco rispetto alle aree costiere circostanti. Questa condizione conferisce una maggiore freschezza ed eleganza ai vini e allo stesso tempo, limita la presenza di umidità nei vigneti e la possibilità di malattie ad essa legate. Le precipitazioni sono generalmente ben equilibrate e distribuite tra i periodi vegetativi e di maturazione delle piante, e in caso di scarse piogge, essendo i terreni abbastanza profondi, le radici riescono comunque a trovare disponibilità idrica nel sottosuolo.
Altre importanti caratteristiche del territorio bolgherese sono la luminosità e l’esposizione solare. L’anfiteatro Bolgherese si trova ad una latitudine perfetta per la crescita e lo sviluppo delle viti, ed è rafforzata dall’effetto di riflessione esercitato dal mare. Orientato in maniera ideale rispetto ai vigneti, il mare favorisce un irraggiamento costante e delicato, con effetti positivi sulla vegetazione della vite e sulla perfetta maturazione dei grappoli.
Altro aspetto fondamentale nella produzione dei vini di Bolgheri è l’attività umana e le interazioni che questa ha con la natura. Lo scambio tra natura e cultura, la condivisione dei risultati e il rispetto reciproco per l’ambiente, sono le basi per la nascita di grandi vini. Con questi insegnamenti i produttori bolgheresi hanno appreso l’importanza del dialogo tra l’attività agronomica e di cantina e la natura, sperimentando in questi anni una ricerca costante del risultato migliore tra vino e territorio.
Percorriamo ora il viale dei cipressi, che in “duplice filar” ci accolgono nella bellezza del loro territorio, proseguiamo verso castagneto Carducci al centro dell’Anfiteatro che racchiude vigne e tenute, ed eccoci arrivati a Campo alla Sughera.
Campo alla Sughera è la tenuta di proprietà della famiglia Knauf dal 1997. Nasce accanto al letto della Fossa di Bolgheri, protetta dalle colline dell’entroterra, che formano una naturale barriera dalle correnti fredde. La posizione scelta dalla famiglia Knauf è perfetta: tra mare e collina, sabbie e marne esaltano la naturale complessità e la ricchezza espressiva dei vini. I vigneti sono stati suddivisi in aree differenti per raccogliere la massima qualità possibile da ciascuna parcella e microterroir, portando in cantina la perfezione delle uve, creando vini dalla forte identità territoriale. A sostenere questo procedimento, viene adottato come sistema di allevamento il “Metodo Médocaine”, utilizzato dai migliori Chateaux di Bordeaux. Il metodo prevede un numero elevato di ceppi per ettaro che contribuisce ad aumentare la competizione radicale tra le piante, costringendo le radici a raggiungere gli strati più nutrienti e profondi dei terreni. Questa tecnica consente alla vite di privilegiare la produzione del frutto, riducendo l’apparato fogliare e concentrando le qualità polifenoliche ed aromatiche in acini più piccoli e con la buccia più spessa. Questi metodi hanno portato alla coltivazione ed esaltazione del Petit Verdot, che qui per attitudine territoriale, svela il suo eccellente carattere e tanto da renderlo protagonista nel vino più iconico ed identitario di Campo alla Sughera.
Proseguiamo verso la sala degustazioni, davanti a noi le querce da sughero della tenuta ci accolgono e ci invitano all’assaggio.
Ed eccomi qui, seduta accanto a un tralcio di Garnacha ad assaporare l’ultimo sorso di vino. Il mio sguardo si posa sui massicci rossastri del Monsant, intorno a me il profumo dei boschi e della macchia mediterranea mi avvolge. Una delle caratteristiche più affascinati del vino è il suo legame cosi intimo con il territorio, di come riesca a raccontare in maniera così intima ogni stato roccioso, ogni soffio di vento, ogni profumo della macchia mediterranea. Qui nel Priorat, è il territorio ad essere il protagonista, insieme alle mani sapienti di chi sa ascoltare, accudire e preservare la sua terra ed è l’orgoglioso di appartenere ad una cultura a tradizioni solide, che resistono nei secoli, e che a distanza di millenni ci insegano che nonostante la forma cambi, le radici rimangono eterne.
ARIOSO 2022 – IGT Toscana Bianco
100% Vermentino
Un vino etero e luminoso, nato tra le brezze marine del Libeccio e del Maestrale e i terreni sabbioso argillosi del cuore dell’anfiteatro bolgherese. Dopo una vendemmia manuale, segue una vinificazione in acciaio a temperatura controllata, per preservare la delicatezza del profilo aromatico, e un affinamento in bottiglia di due mesi. Al calice risplende un giallo paglierino brillante con riflessi verdolini. Al naso profumi schietti e intensi di erbe aromatiche, fiori bianchi e biancosponi. Seguono note agrumate di buccia di limone, mela verde e tocchi iodati. In bocca l’ingresso è vivace, leggermente sbilanciato sull’acidità per bilanciare l’alcolicità dovuta ad un’annata calda. Sapido, minerale, di buon corpo e persistente è un vino che sa di mediterraneo, un piacere luminoso che invoglia la beva.
ADEO 2021 – Bolgheri Doc Rosso
60% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot
Vorrei condividere un breve ricordo su Adeo, da sempre uno dei vini che mi ha abbracciato il cuore. Ancora studentessa mi recai a Bolgheri, alla ricerca di un assaggio che mi raccontasse questo terroir che tanto affascinava. Seguii l’istinto e tra le scaffalature dell’enoteca scelsi Adeo 2016. Al primo sorso con schiettezza ed eleganza il terroir di Bolgheri si è rivelato nella sua forma più seducente e genuina. Da allora Adeo è sempre stato uno dei più intimi e fedeli racconti dell’anima dell’Anfiteatro bolgherese. Le uve sono raccolte manualmente e selezionate, la fermentazione avviene in acciaio a temperatura controllata, segue un affinamento in barrique di rovere francese di secondo e terzo passaggio per 12 mesi ed ultima la maturazione in bottiglia per 6 mesi. Al calice un rosso rubino brillante, il naso è complesso, intenso, decise note di erbe aromatiche, foglia di pomodoro, frutti neri ed amarena. In bocca l’ingresso è setoso, elegante con note di prugna, frutta matura e liquirizia, seguono i tocchi tostati e speziati dati dall’affinamento in legno. Fresco, sapido, di ottima struttura con tannini perfettamente integrati, un finale persistente e raffinato. Adeo è un vino che nasce nel cuore di Bolgheri e che dal primo assaggio, annata dopo annata, racconta fedelmente la sua terra.
ARNIONE 2019 – Bolgheri Doc Superiore
50% Cabernet Sauvignon, 20% Cabernet Franc, 20% Merlot, 10% Petit Verdot
L’identità di Campo alla Sughera, Arione è il vino che esprime nella sua totalità il terroir della tenuta. I vitigni provengono dalle migliori parcelle che comunicano al meglio le caratteristiche del varietale, le uve vengono vendemmiate e vinificate separatamente. Un vino dall’identità̀ inconfondibile, elegante e ricercato. La fermentazione avviene in acciaio, segue l’affinamento per 18 mesi in barrique di rovere francese e 24 mesi in bottiglia. Al calice seduce con un rosso rubino intenso, il naso rivela una grande complessità aromatica, con sentori netti di frutta rossa matura, fragole, amarena e arancia, note balsamiche di eucalipto, noce moscata, vaniglia e tabacco. Il sorso riprede i sentori di frutta rossa matura, con un corpo elegante, fine, con tannini perfettamente integrati, piacevolmente sapido e persistente. L’Arnione è l’ovulo di alabastro che i suoli della Costa Etrusca regalano in magnifici esemplari sotterranei. Una meraviglia geologica che nella forma della sfera racchiude la poesia e la perfezione che la natura ci regala, un simbolo che al meglio esprime i vini profondi ed eleganti di Campo alla Sughera e ne caratterizza le tutte sue etichette.
CAMPO ALLA SUGHERA 2019 – Igt Toscana Rosso
70% Petit Verdot, 30% Cabernet Franc
Il vino che esprime il meglio del territorio di Campo alla Sughera. Si produce solo nelle migliori annate, quando il Petit Verdot è nella sua massima espressione. Dopo la fermentazione in acciaio di circa 20 giorni, affina in barrique di rovere francese per 18 mesi e riposa per 18 mesi in bottiglia. Un rosso rubino con riflessi granati avvolge il calice, intenso, impenetrabile. Al naso una grande finezza e complessità sensoriale, austero con sentori di frutta nera matura, more e ribes, erbe officinali, note speziate di pepe nero, cacao amaro, tocchi tostati una rosa rossa disidratata chiude questo raffinatissimo bouquet. In bocca l’ingresso è elegante, sensuale, con tannini vellutati che accompagnano l’assaggio. Un corpo avvolgente e deciso, minerale, sostenuto da una bella freschezza e sapidità che invogliano la beva. Un vino schietto e dritto, che con raffinata genuinità, racconta e rivela la storia più intima e profonda del suo terroir.
Bolgheri ha sempre affascinato per la sua storia, per il suo legame profondo con il terroir, ma soprattutto a distanza di anni rimane uno dei punti di riferimento dell’enologia italiana e mondiale. Qui il tempo sembra sospeso, la salsedine e la macchia mediterranea si uniscono per accogliere i vitigni internazionali, esaltandoli nelle loro sfumature migliori. Ma il vino e la poesia la creano le persone, che da Mario Incisa della Rocchetta ai vinattieri di oggi, non hanno mai smesso di ascoltare il loro territorio, lo hanno assecondato nelle sue mille sfumature, lo sostengono nei cambiamenti climatici ed insieme, ognuno a modo loro, cooperano per raccontare orgogliosi la genuinità e la bellezza che li circonda. Ma soprattutto il terroir di Bolgheri ci insegna la lezione più importante, ci invita ad ascoltare i vitigni a dar loro voce, per imparare tutto quello che hanno da dire, che molto spesso si rivela essere qualcosa di sorprendentemente inaspettato.